Olimpia Biasi – VISIONI: DIFFERENZE SOTTILI DELLE NATURE DIVERSE

OLIMPIA BIASI

Le ultime opere che Olimpia Biasi ha voluto dedicare ad Ildegarda di Bingen costituiscono un approdo aperto nella lunga carriera pittorica dell’Artista.

Si comprende subito che non ci troviamo di fronte ad una restituzione illustrativo-descrittiva della interessante ricerca della Bingen e che la Biasi riconosce alla Badessa una affinità culturale, una visione del mondo e del creato con la quale si sente in sintonia.

Monaca benedettina medioevale colta e raffinata Ildegarda e donna e artista contemporanea, aperta, libera e provocatoria Olimpia: sembrano due poli opposti che in comune potrebbero avere solo la curiosità del creato eppure….la scivias, la conoscenza della via ( nel caso della Biasi della via dell’arte) apre molti elementi di contatto fra le due visionarietà.

La Biasi percorre la sua via seguendo con diligente coscienza la formazione accademica che la rivela già dal 1972 come una delle artiste più promettenti del nostro territorio evidenziando un linguaggio personale ed una cultura onnivora che si nutre di una curiosità ed un’attenzione sperimentale che l’ha fatta approdare negli ultimi anni verso un materico-informale ( forse sarebbe meglio parlare di un oltre-formale) ben rappresentato dalla serie dei Teleri. Teleri di Olimpia si svolgono, si muovono, si calpestano si caricano di sabbie e colori, si espandono nello spazio cercando la via, la ragione stessa della pittura.

Il raffronto fra la Badessa e la Biasi si misura in realtà attraverso la grande fascinazione che ha esercitato l’opera di Ildegarda sul sentire dell’Artista, l’ammirazione anche umana che Olimpia prova nei confronti di una donna che in pieno Medioevo ha osato proporre una visione del mondo, della Natura e del monachesimo assolutamente rivoluzionaria per i suoi tempi. Credo, comunque, che ciò che la Biasi può incontrare nell’opera della Bingen sia non tanto l’aspetto mistico ma quanto il suo approccio di ricerca, conoscenza e reinvenzione del Creato.

Le visioni di Ildegarda possono restituire sfere di fuoco pulsanti circondate dall’aura e dal calore o dalla freddezza degli elementi e riscontrano l’interesse della Biasi proprio in quanto VISIONI, immaginazioni, riappropriazioni del mondo.

Sarebbe stato molto più semplice per Olimpia seguire le descrizioni di Ildegarda e riportarle, illustrarle, descriverle, in qualche modo oggettivarle attraverso il segno o il colore ma la Biasi non si è piegata: ciò che ci propone è la visione mentre sta avvenendo come un flash, una vertigine, un abbaglio di luce, un fremere di materie , un umore di nero o di verde che dai teleri si estende allo spazio: “ il colore ha un peso ed è tutto un dosaggio”. E così il persistente esistere dei teleri ritmati e uniti tra loro da una partitura legata a cercare il mistero del creato ( e delle creature) sono in realtà grandi composizioni musicali scandite nella continuità delle misure ( 70 cm. per 210 cm) che aspirano a creare una sinfonia di assoluti cromatici complementari fra loro ( i rossi e i verdi, per esempio), squillanti come trombe o sordi come suoni lontani, ovattati dal tempo.

Donata Demattè, ottobre 2016

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