Sono trascorsi esattamente 150 anni, da quel fatidico giorno del 29 Giugno 1873, in cui l’antica Pieve di San Pietro di Feletto fu colpita da una terribile scossa di terremoto, che uccise 38 persone e che rischiò di porre fine per sempre alla sua millenaria storia. Mancava qualche minuto allo scoccare delle cinque del mattino: i fedeli erano già riuniti in chiesa per la liturgia in onore del Santo Patrono, che si celebrava nell’antico luogo di culto, nonostante già da qualche decennio la sede parrocchiale principale fosse stata spostata a Rua: segno del declino di quella millenaria chiesa madre, per secoli l’unica dotata di fonte battesimale e centro religioso di un ampio territorio, che comprendeva non solo il Feletto, ma anche le vicine località di Formeniga, Refrontolo e Collalbrigo. Tale decadenza si doveva riflettere anche nelle condizioni dell’edificio stesso, descritto in quegli anni come già in condizioni di deperimento strutturale: questo potrebbe spiegare perché la scossa tellurica provocò danni così gravi, rispetto al resto dell’abitato, come rilevò Alexander Bittner, dell’Istituto Geologico imperiale di Vienna, giunto sui nostri territori per redarre una relazione sui danni del terremoto. La scossa interessò il bellunese (dopo quella del 29 Giugno, un’ulteriore scossa del 6 luglio provocò il definitivo crollo del già danneggiato Duomo di Belluno), e in particolare il territorio dell’Alpago. Come detto, a San Pietro quel giorno perirono 38 fedeli, dei 150 della congregazione presente quel mattino in chiesa (come riportato anche da un articolo del dell’Illustrated London News, datato 19 Luglio 1873), e tra i feriti vi fu lo stesso cappellano Don Gaetano Canale, che ebbe un braccio fratturato e una ferita all’occhio. Sul muro esterno della sacrestia e su uno dei pilastri del porticato, sono ancora presenti due lapidi che ricordano due delle vittime del sisma. La scossa ebbe una durata di 15 secondi e provocò il crollo del tetto della navata centrale e della navata destra, di cui venne distrutta anche l’absidiola e parte del muro a destra della navata centrale. Il terremoto segnò il definitivo declino dell’antico edificio, nonostante gli interventi di riparazione, che in parte modificarono la struttura (come l’abside destra che fu ricostruita in forma poligonale anziché semircolare), e gli affreschi superstiti erano ben poco leggibili, quindi l’aspetto del complesso appariva assai spoglio e triste, tanto che per molto tempo l’antica Pieve fu considerata “La chiesa dei morti”. Fu solo dal 1935 che iniziò la lenta progressiva rinascita del millenario luogo di culto, che tornò ad avere una sua autonomia e di nuovo centro di una sua comunità di fedeli. Ma fu a partire dal 1952 che l’antica Pieve di San Pietro iniziò il suo percorso per essere restituita ai fasti del passato: venne infatti avviata una radicale opera di restauro (che continuerà poi negli anni ‘60, ‘90 e primi anni 2000): vennero abbattute le due cappelle laterali di epoca barocca, ma soprattutto vennero riportati alla luce gli affreschi rimasti nascosti o appena visibili. Particolarmente esemplare fu l’operazione di strappo (tecnica che permette di spostare un sottile strato riguardante la sola pellicola pittorica, conservando strati sottostanti) del ciclo quattrocentesco del Credo, che dalla parete sinistra della navata centrale, fu trasportata in quella destra, ricostruita dopo il terremoto, consentendo di riscoprire affreschi più antichi, che altrimenti sarebbero rimasti nascosti.
Oggi l’Antica Pieve di San Pietro di Feletto è tornata a mostrare le sue bellezze e ha acquisito il titolo di chiesa monumentale; è tornata ad essere il cuore pulsante della comunità e luogo di grande interesse culturale e turistico, nell’ambito delle Colline del Prosecco, Patrimonio Unesco.
Di Cinzia Tardivel, Associazione Amici dell’Antica Pieve.
Fonti bibliografiche:
N. FALDON, La millenaria Pieve di San Pietro di Feletto, nel contesto storico di Conegliano, a.c . N.Lucchetta, Godega S. Urbano, 2005.
A. SOLIGON, San Sebastiano, nella pieve di San Pietro di Feletto, Vittorio Veneto, 2013.
M. ALFIERI, F. NART, M. PIAT, 29 Giugno 1873. Quindi seguì una scossa e un tremolio…, Vittorio Veneto, 2019.